Final fantasy XIII

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genny17
view post Posted on 10/4/2010, 22:22     +1   -1




SPOILER (click to view)
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Sin dai suoi albori il nome di Final Fantasy ha sempre fatto rima con “qualità” e non c’è dunque da stupirsi di fronte all’incredibile entusiasmo che ha accompagnato Final Fantasy XIII lungo il suo intero processo di sviluppo. Trattandosi del primo, vero capitolo next-gen della serie, le aspettative degli appassionati sono infatti salite alle stelle e tutti, critica specializzata compresa, hanno trascorso le ultime settimane convinti di poter presto mettere le mani su una pietra miliare dell’intrattenimento digitale, capace di ridefinire gli standard dell’intera categoria dei jRPG. Ma le cose, si sa, non vanno sempre come previsto, e per una volta sembra che il numero tredici non abbia portato quella fortuna che, notoriamente, gli si attribuisce.

La storia di quest’attesissimo capitolo ci porta a Cocoon, un mondo idilliaco dove le persone vivono in assoluta serenità, protetti da coloro che vengono definiti i fal’Cie. In maniera del tutto inaspettata, quest’apparente paradiso viene però sconvolto da una misteriosa contaminazione ordita da un fal’Cie corrotto, venuto dal terribile mondo di Pulse, per irretire la popolazione di Cocoon e piegarla così al suo volere.


La venuta di questo terribile nemico porta dunque il Sanctum, massimo organo governativo di Cocoon, a organizzare una vera e propria deportazione di massa volta ad scongiurare la possibile diffusione di questa maledizione… una deportazione che, purtroppo, coinvolge una quantità di persone ben superiore rispetto a quanto non fosse pronosticabile all’inizio.

Tutto questo dà dunque il via a una prevedibile quanto inevitabile spirale di violenza e disperazione che porta gli abitanti di Cocoon a organizzare sanguinose rivolte nel tentativo di preservare la vita dell’intera comunità. In questo clima di estrema tensione faremo la conoscenza di sei diversi personaggi tra cui Lightning, Snow e Sazh che, pur trovandosi a combattere per le ragioni più diverse, saranno loro malgrado costretti a ricoprire il ruolo di eroi del popolo nel tentativo di porre fine a quella che ormai si è tramutata in una vera guerra.

Pur rivelandosi a tratti scontata e prevedibile, la storyline propone dunque una serie di eventi che sapranno suscitare il vostro interesse per tutto l’arco dell’esperienza, ma com’è facile intuire i problemi del titolo non riguardano la struttura narrativa, bensì gran parte di quegli elementi che, in passato, hanno sancito il successo del franchise. Ma andiamo con ordine.

Sul fronte del gameplay il titolo lascia purtroppo a desiderare sotto molti punti di vista, e questo nonostante il battle system, l’ATB (Active Time Battle), proponga una struttura fondamentalmente valida oltre che molto più spettacolare e frenetica di quanto non fosse nei precedenti capitoli. Come molti di voi senz’altro già sapranno, FFXIII non è infatti caratterizzato da scontri a turni ma da combattimenti in tempo reale, dove, sfruttando le proprie barre ATB, si possono attaccare i nemici di turno in assoluta libertà.

Ogni tipologia di attacco, sia esso corpo a corpo o una magia, richiede e dunque consuma un certo quantitativo di barre ATB, portando i giocatori a dover studiare la situazione e il proprio avversario, al fine di adottare la strategia più adeguata in quello specifico momento… almeno sulla carta.

Joypad alla mano le fasi di combattimento si rivelano infatti tutt’altro che complesse, e questo non solo a fronte di compagni di squadra fin troppo abili e della possibilità di controllare direttamente un solo personaggio, ma soprattutto a causa di alcune discutibili scelte operate dagli sviluppatori.

Le pozioni che agiscono sull’energia di tutta la squadra e non dei singoli elementi (senza tra l’altro consumare alcun segmento ATB), i punti ferita che si rigenerano completamente al termine di ogni combattimento, e la possibilità di ricominciare uno scontro anche dopo averlo fallito miseramente, sono solo tre esempi che testimoniano come l’intera avventura sia stata concepita e sviluppata per essere alla portata di chiunque, anche di coloro che, fino ad oggi, non si sono mai avvicinati a un gioco di ruolo di stampo orientale.

Sebbene vorremmo davvero poter dire il contrario, si tratta di caratteristiche che limitano al minimo l’intensità dell’esperienza e, più generalmente, gli stimoli che ogni scontro, anche il più banale, potrebbe e dovrebbe suscitare.

A patto di non trascurare i nemici lungo il percorso, fondamentali per accumulare il giusto quantitativo di punti esperienza, gli esperti della categoria non avranno infatti particolari difficoltà nel mettere K.O. anche gli avversari apparentemente più temibili, andando dunque incontro a un inevitabile quanto avvilente senso di insoddisfazione che, purtroppo, non li abbandonerà fino al momento in cui non estrarranno il disco dalla console. Insomma, tanta spettacolarità ma ben poca sostanza.

Nella seconda porzione dell’avventura, ovvero non prima di 15 ore, le cose si fanno più complesse ed è dunque necessario impegnarsi in maniera più significativa per riuscire a sopravvivere, ma, come detto poc’anzi, chiunque dovesse decidere di dedicarsi all’eliminazione di tutti i nemici disseminati lungo il percorso, non incorrerà di certo in problemi insormontabili. In poche parole, la possibilità di evitare gli avversari fornisce solo un’apparente libertà: trascurate l’evoluzione del party e non avrete personaggi sufficientemente potenti per fronteggiare i nemici più temibili.

L’unico aspetto che risolleva almeno in parte la situazione è quello che gli sviluppatori hanno definito Optimum, un sistema di gestione del party che permette di assegnare a ogni personaggio un determinato ruolo (tra sei diverse tipologie che vanno dal terapeuta, il classico healer, alla sentinella, una sorta di tanker, passando per il sabotatore e il sinergista, due tipologie di buffer), portandolo così ad agire in maniera unica e originale in base alle necessità correnti.

Sebbene tutto questo contribuisca a esaltare la vena strategica dell’esperienza, anche a fronte della possibilità di impostare diverse formazioni per poi richiamarle in qualsiasi momento con grande semplicità, il risultato finale non è comunque sufficiente per assicurare quella profondità tattica a cui i ragazzi di Square Enix ci hanno abituato nel corso degli anni.

La progressione dei propri alter ego, vero fiore all’occhiello dei precedenti capitoli e, più in generale, elemento fondamentale di ogni buon jRPG, è poi un altro aspetto realizzato in maniera poco convincente.

Pur avvalendosi di una veste grafica accattivante, il Cristallium non lascia infatti spazio a una grande personalizzazione ma, al contrario, conduce i giocatori lungo un binario prestabilito costringendoli, nonostante un’apparente libertà decisionale, a compiere una serie di scelte fondamentalmente obbligate.

Insomma, qualsiasi amante di jRPG rimpiangerà senz’altro i tempi in cui era possibile trascorrere ore pianificando e progettando l’evoluzione dei propri beniamini.

Last but not least, l’esplorazione, altra colonna portante della serie, è ridotta ai minimi storici. Dimenticatevi le immense città esplorabili, gli innumerevoli negozi sparsi per il mondo di gioco ognuno con i suoi oggetti unici, e le entusiasmanti subquest da scoprire parlando con ogni singolo NPC presente.

Qui non troverete nulla di tutto ciò, almeno nelle prime 15-20 ore di gioco (eccezion fatta per le sporadiche sfere del tesoro sparse per gli scenari). Solo corridoi, spesso mascherati da ambientazioni suggestive e affascinanti, ma pur sempre corridoi privi di qualsivoglia segreto che possa stimolare l’interesse dei più curiosi. I negozi, ad esempio, sono stati sostituiti da piatti e tristi E-Shop accessibili presso un qualsiasi punto di salvataggio, e le subquest, una delle colonne portanti di qualsiasi jRPG, sono purtroppo pochissime, oltre che relegate ben oltre la seconda metà dell’avventura. Insomma, Final Fantasy è cambiato così tanto che alcuni potrebbero quasi non riconoscerlo.

La speranza che con il passare delle ore l’avventura possa decollare, aprendo le porte a un’esperienza in linea con la qualità e le emozioni che hanno sempre contraddistinto i precedenti capitoli della serie, si rivela purtroppo soltanto una chimera.

Sebbene sia innegabile che nella seconda porzione del gioco vi siano alcune piccole variazioni sul tema volte a diversificare, almeno in parte, il ritmo dell’avventura, il risultato finale purtroppo non cambia: esplorazione pressoché inesistente e interminabili corridoi da attraversare, a testa bassa, eliminando chiunque dovesse intralciare il nostro cammino.


Il tutto si riduce dunque a una semplice sequela di scontri, spesso fini a se stessi, incapaci di garantire stimoli né tantomeno un coinvolgimento all’altezza delle aspettative, proprio a causa di un sistema di progressione dei personaggi, come detto, privo di grande profondità.

Non mancano infine gli Esper (meglio noti come summon) che, come di consueto, possono essere conquistati per poi scatenare incredibili attacchi contro i propri nemici; il loro numero è purtroppo ridotto solo a 6, ma la loro importanza nell’economia di gioco è sempre tanto determinante quanto spettacolare.

Da un punto di vista squisitamente tecnico Final Fantasy XIII è, senza ombra di dubbio, uno dei migliori prodotti dell’attuale generazione videoludica.

Al di là di un’interfaccia pulita e gradevolissima, ideale per barcamenarsi tra i menù e, perché no, anche per leggere i vari riassunti sulla storyline disponibili al termine di ogni porzione di gioco, il titolo spicca infatti per una direzione artistica di primissimo piano, soprattutto per quanto riguarda le meravigliose sequenze narrative.

I filmati che scandiscono lo svolgimento dell’avventura non sono infatti solo di grandissimo impatto visivo, ma anche tecnicamente eccelsi sotto tutti i punti di vista, rivelandosi in grado di impressionare chiunque, anche i videogiocatori più esigenti.

A questo si aggiungo poi personaggi e nemici ben caratterizzati, con modelli poligonali di primissimo piano impreziositi da animazioni assolutamente fluide e ottime ambientazioni che, nonostante la loro linearità, vi lasceranno spesso a bocca aperta.

Il comparto sonoro è anch’esso di grande spessore. La colonna sonora, del tutto adeguata al contesto, è spesso determinante per accrescere l’intensità di molte situazioni e lo stesso dicesi per il doppiaggio, che pur essendo interamente in Inglese (con sottotitoli in Italiano) riesce a trasmettere in maniera più che soddisfacente le sensazioni e le emozioni provate dai vari personaggi.

Ciò che abbiamo di fronte è dunque un prodotto tecnicamente straordinario, la cui magnificenza artistica non è però accompagnata da una struttura di gioco e, più in generale, da un gameplay all’altezza delle aspettative e della fama del franchise. La scarsa profondità delle meccaniche di gioco e l’eccessiva (e inspiegabile) semplificazione dei sistemi di crescita e potenziamento, unita a una linearità del tutto inadeguata a una produzione di tali proporzioni, non possono infatti che deludere, poiché ciò che ne deriva è un’esperienza incapace di garantire reali stimoli e quel coinvolgimento che sarebbe lecito aspettarsi da un qualsiasi Final Fantasy.

Non si tratta tuttavia di un fallimento su tutta la linea, ma considerando la tradizione di questa leggendaria serie videoludica e le grandi aspettative che hanno accompagnato il titolo sin dal suo primissimo annuncio, ci saremmo aspettati qualcosa di diverso, qualcosa di migliore. Duole dirlo, ma la realtà dei fatti è che Final Fantasy XIII non è purtroppo quel capolavoro che tutti ci auguravamo di trovare ma solo un discreto jRPG, incapace di riproporre quella magia che ha sempre (o quasi) contraddistinto le opere di Square Enix.

A patto che non vi aspettiate di trovare una pietra miliare della categoria, andrete dunque incontro a un’esperienza tutto sommato gradevole ma ciò non toglie che i veri appassionati della categoria e del franchise non potranno non provare una certa delusione per tutto l’arco dell’avventura.

Detto questo, dare tutte le colpe alla software house nipponica per ciò che il franchise è diventato con quest’ultimo capitolo sarebbe però sbagliato, poiché Final Fantasy XIII è solo l’ennesima dimostrazione di quanto e come il mercato stia cambiando al fine di adattarsi alle esigenze e alle aspettative del mass market, sempre più votato all’apparenza piuttosto che alla sostanza.

Voto finale 7/10

per me 10000/10000
 
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manu160183
view post Posted on 15/4/2010, 11:12     +1   -1




triste ma vero :crypeo: hanno fatto un FF per handicappati
graficamente eccelso e ben caratterizzato non è però all'altezza della sfida,difficolta di gioco praticamente nulla come anche l'esplorazione e lo sviluppo dei personaggi.
però Snow ha il mio stesso carattere :P
e FF resta sempre FF :yeah:
10/10
 
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genny17
view post Posted on 15/4/2010, 15:26     +1   -1




l'unica cosa che odio di FF è la modalità di combattimento..preferisco Kingdom hearts su questo piano
 
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OMEGA_BAHAMUT
view post Posted on 16/12/2011, 23:40     +1   -1




Probabilmente io sono uno dei pochi che ha trovato il sistema di combattimento veramente ottimamente realizzato, tanto da costringere il giocatore a rinunciare al ripetitivo "premi X" per sconfiggere i nemici.
Io gli do' quindi un giudizio parecchio alto, anche se ovviamente risente di parecchie pecche che come FF non avrebbe dovuto avere (ovvero la linearità)
 
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3 replies since 10/4/2010, 22:22   538 views
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