Samurai |
|
| 東京 - Hikikomori è un termine giapponese che si riferisce a un fenomeno culturale e sociale. Consiste nella scelta dell'autoreclusione e dell'isolamento totale o parziale da parte di giovani adolescenti che vivono nella loro stanza, facendola diventare progressivamente il loro mondo. Il fenomeno, nato in Giappone, interessa oltre un milione di persone, l'1% della popolazione, il 2% degli adolescenti, di cui la maggioranza maschi. I ragazzi, in maniera apparentemente immotivata, si chiudono nella loro stanza rimanendoci ininterrottamente per lunghi periodi, anche per anni. Alcuni arrivano a chiudersi nella loro stanza al punto da non avere più rapporti con il mondo esterno, non vedendo amici, famiglia, lasciando la scuola, interrompendo qualsiasi tipo di comunicazione.
Il fenomeno sta prendendo piede anche in Italia. Sono oltre 50 i casi riscontrati da una ricerca del Corriere della Sera. L'unico modo per entrare in contatto con gli hikikomori è parlare tramite internet, unica finestra sul mondo esterno o attraverso amici e parenti. Le testimonianze portate dalle persone che convivono con hikikomori: «Mio figlio per oltre sei mesi mi ha parlato solo attraverso la porta e solo per urlarmi "lasciami in pace"»; «Mia sorella esce quando tutti dormono: mi ruba le sigarette dallo zaino e torna a rinchiudersi ».
Vari psicologi hanno affrontato il problema degli hikikomori. La scelta dell'autoreclusione è dettata da una serie di disagi come le pressioni del mondo esterno che l'adolescente fa fatica ad affrontare, la severità del sistema scolastico, il bullismo, madri ossessive e padri assenti. Nell'ultimo anno all'istituto Minotauro di Milano, dove lavorano Charmet e Piotti, si sono rivolte circa 20 famiglie. "Cinque i più gravi:vivono chiusi nella loro stanza da ormai tre anni."
Spiega Pietropolli Charmet. "Mentre i ragazzi giapponesi fuggono da regole troppo severe," spiega Antonio Piotti "i nostri scappano dall'incapacità di gestire le relazioni di gruppo". Si chiudono in una stanza. Sostuiscono la vita reale con quella virtuale e internet e i giochi di ruolo riempiono la loro giornata. Ma questi sono solo una conseguenza, non la causa.
|
| |